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Presidio per la pace 24 marzo

Domani, venerdì 24 marzo, a partire dalle ore 16, il gruppo pistoiese di Emergency sarà presente al presidio per la pace di Piazza Gavinana.

Come gruppo territoriale, infatti, Emergency figura tra le oltre 30 realtà pistoiesi che hanno aderito e dato vita alla rete che lo scorso 24 febbraio ha promosso la fiaccolata per la pace per le vie del centro cittadino.

Un evento che a Pistoia, come in altre decine di piazze italiane ed europee, ha visto il coinvolgimento e la partecipazione di tante persone, adulti e bambini, unite sotto un’unica bandiera e mosse dalla urgente necessità di un cessate il fuoco in ogni angolo del pianeta.

Si è trattato, inoltre, di un momento ulteriormente importante perché ha inaugurato ufficialmente le attività del presidio permanente pistoiese per la pace, simbolicamente rappresentato da un ulivo ai cui rami chiunque può “legare” un proprio pensiero, una riflessione, una speranza per la realizzazione della pace.

Ogni venerdì, al presidio si avvicenda una delle realtà aderenti. Questo venerdì è il turno di Emergency che, per l’occasione, fornirà informazioni sulla campagna e sulle prossime iniziative, con proposte e attività anche per i più piccoli.

Salvataggio della Life Support del 10 marzo.

https://www.emergency.it/comunicati-stampa/life-support-concluso-sbarco-a-brindisi-dei-105-naufraghi-soccorsi/

BRINDISI: SBARCATE LE 105 PERSONE SOCCORSE DALLA LIFE SUPPORT DI EMERGENCY 

EMANUELE NANNINI, CAPO MISSIONE: “IN QUEL MOMENTO ERAVAMO L’UNICA NAVE A POTER PRESTARE SOCCORSO. SENZA SOCCORSO IN TEMPI BREVISSIMI QUELLE PERSONE SAREBBERO MORTE: È L’ESITO DEL DECRETO ONG”

TRA I SOCCORSI, 16 DONNE E 30 MINORI. TUTTI RICORDANO IL DRAMMA DELLA LIBIA 


Brindisi, – 10.03.2023 – Alle ore 10.00 di questa mattina a Brindisi, presso la banchina Montecatini, si sono concluse le operazioni di sbarco delle 105 persone soccorse durante l’ultima missione della nave Life Support nel Mediterraneo centrale. 

I superstiti scesi dalla nave sono 59 uomini, 16 donne – di cui una al settimo mese di gravidanza -, 24 minori non accompagnati e 6 minori accompagnati sotto i 10 anni. Le persone provengono da Paesi martoriati da conflitti armati, crisi climatica e insicurezza alimentare: Burkina Faso, Camerun, Chad, Costa d’Avorio, Eritrea, Gambia, Guinea Conakry, Mali, Mauritania, Nigeria, Sierra Leone, Sudan.

Tutti i superstiti sono passati per la Libia, di cui portano un ricordo drammatico. “Sono stata in Libia per due mesi ricorda Y.M., una donna di 23 anni al settimo mese di gravidanza, costretta a lasciare il Gambia dopo la morte del marito – Per una donna che aspetta un bambino senza avere un marito è molto difficile. Non hai diritti, non hai nulla. Non avevo niente, volevo solo andare via. Ho deciso di attraversare il mare e venire in Italia e avere un futuro per me e per il figlio che nascerà”.

Le operazioni di salvataggio si sono svolte nella notte tra il 6 e il 7 marzo e sono durate più di tre ore a causa della cattive condizioni dell’imbarcazione sulla quale viaggiavano le persone soccorse: “Quando ci è arrivata la segnalazione da parte di Alarm Phone, l’imbarcazione in difficoltà era già in condizioni di estremo pericolo – riporta Emanuele Nannini, capo missione di ricerca e soccorso (SAR) della Life Support – Temevamo di trovare casi di persone già in acqua, o annegate”.

“Al momento del salvataggio, EMERGENCY era l’unica ONG presente in quel tratto di mare – aggiunge –. Non sappiamo se in questi giorni ci siano stati naufragi fantasma, se altre imbarcazioni siano affondate prima di riuscire a chiedere aiuto o a segnalare la propria posizione. Meno navi umanitarie nel Mediterraneo, come effetto del recente Decreto 01/2023 sulla gestione dei flussi migratori (decreto ONG) e della politica di assegnare porti lontani, significa meno soccorsi, potenzialmente più morti, ma anche meno testimoni dei naufragi che avvengono sulla rotta migratoria più letale al mondo”. 

“Nonostante la Life Support avesse ancora spazio per altri naufraghi, almeno 70 persone, abbiamo dovuto abbandonare la zona di ricerca e soccorso non appena terminate le operazioni – prosegue Nannini – L’aereo Sea Bird della ong Sea Watch l’8 marzo 2023 aveva avvistato 19 imbarcazioni in difficoltà e la Guardia Costiera che tentava di soccorrere contemporaneamente 7 imbarcazioni. Sappiamo quindi che c’era bisogno di una nave attrezzata al soccorso, ma non ci hanno consentito di intervenire”.

La Life Support – che ha a bordo 27 persone tra marittimi, medici, mediatori, soccorritori – è alla sua terza missione nel Mediterraneo centrale, e ha tratto in salvo 142 persone nella prima missione e 156 nella seconda. 

Texas, un’altra pagina nera.

Noi non abbiamo parole, se non quelle che vengono dal dolore lancinante per dover, ancora e ancora e ancora una volta, fare la conta di morti innocenti. Bambini e bambine, strappati alla vita in maniera illogica, folle, inimmaginabile.

Fa male. La devastazione e lo sconforto prendono il sopravvento, ogni individuo si metta bene in testa questa data e questo momento buio.

Perché non dovrà più succedere.

Nessuno riporterà a casa chi ha lasciato questo mondo per colpa di una malattia che troppo spesso sottovalutiamo, l’avidità umana, a causa della quale le famiglie non avranno pace e il senso di colpa dei genitori per non essere stati al posto dei loro figli, sarà la continuazione di un fardello che li perseguiterà fino alla fine dei loro giorni.

Non possiamo più vedere esecuzioni e violenze che si dovrebbero e potrebbero evitare.

Non è più ammissibile che si continui a giocare sulla pelle di poveri cristi mandati al massacro da una società che antepone gli interessi economici alla vita delle persone. Il diritto ad un’infanzia che sia degna di questo nome, è un bene comune universale da salvaguardare. Le armi non creano sicurezza, alzano il livello di pericolosità all’interno di una comunità e denotano lo scarso valore che un popolo ed uno stato danno alla vita.

Noi tutti, volontarie e volontari, affranti dal dolore, facciamo un appello: ciò che le realtà come Emergency, portano avanti, diffondendo una cultura di pace e di rispetto dei diritti umani, non è sufficiente se ogni persona non coltiva questa cultura, con parole e gesti di rispetto ed educazione. Abbiamo bisogno che tutti facciano la loro parte, a cominciare da questo momento. Non renderemo giustizia a chi non c’è più, ma abbiamo il dovere di prevenire altre carneficine.

LE VOLONTARIE E I VOLONTARI PISTOIESI DI EMERGENCY